Il Festival di Woodstock, tre giorni di Pace, Amore e Musica, è stato il concerto più iconico degli anni 60 e probabilmente della storia.
Le immagini di una moltitudine di ragazzi e ragazze con i capelli lunghi, vestiti con abiti variopinti e alla fine nudi e ricoperti dal fango hanno segnato un’epoca e si inseriscono perfettamente nell’ambito della controcultura Hippie iniziata durante l’Estate dell’Amore a S. Francisco (CA) nel 1967.[1]
Le note più famose a riecheggiare nel lungo week end furono quelle dell’Inno Americano e a suonarle fu Jimi Hendrix.
Il Festival, nonostante il nome, ebbe luogo in una cittadina rurale chiamata Bethel, poco lontana da Woodstock, nello stato di New York, tra il 15 e il 18 agosto 1969.
Woodstock nell'agosto del 1969.
Richie Havens ebbe il privilegio di aprire il festival, mentre la chitarra e le mani di Hendrix calarono il sipario all’alba del quarto giorno; in mezzo a loro di tutto: da gruppi con sonorità pop anni ’50 come gli Sha-Na-Na al folk di John Sebastian, dalla psicadelia californiana dei Jefferson Airplane al rock inglese degli Who, gli assolo di Alvin Lee dei Ten Years After, le intricate armonie vocali di Cosby, Stills And Nash, il Blues di Janis Joplin, la voce roca di Joe Cocker per finire con il funk di Sly And The Family Stone.
Jimi dal canto suo aveva pubblicato l’anno precedente la sua opera più articolata e ambiziosa, Electric Lady Land, che era sugli scaffali dei negozi dal settembre del 1968, ed è probabilmente l’album più ricco di suoni nella sua discografia; fu il frutto di una lunga gestazione e atto finale della Jimi Hendrix Experience, il power trio formato da Hendrix, Noel Redding al basso e il talentuoso Mitch Mitchell alla batteria, scioltosi più o meno in quel periodo.
Già nel luglio del 1969 Hendrix si era stabilito nei pressi di New York e aveva sostituito Redding con Billy Cox, suo commilitone ai tempi dell’esercito.
La parziale discontinuità della band con la quale Hendrix si esibì a Bethel rispetto alla Jimi Hendrix Experience – Mitch Mitchell fu comunque incluso nonostante al tempo il chitarrista collaborasse saltuariamente con Buddy Miles – costituì un reale rischio per la riuscita dell’esibizione.
Registrazioni informali della band che si stava formando per l’occasione rivelano un livello di preparazione al di sotto dello standard.
Like we only had two rehearsals so we'll only do a primary rhythm thing.
Jimi Hendrix presentando la Band Of Gypsys al Festival di Woodstock - 18 Agosto 1969
Abbiamo fatto solo due prove, così suoneremo solo cose ritmiche.
La Band Of Gypsys (talvota scritto Band Of Gypsies), questo era il nome della nuova formazione, era composta da Hendrix, Mitchell, Cox, Larry Lee, chitarrista di Nashville cui furono affidate le ritmiche, Jerry Velez e Juma Sultan alle percussioni.
L’approdo alla zona del concerto fu per loro un po’ scomodo a causa delle condizioni del terreno oramai fangoso dopo le piogge dei giorni precedenti.
A causa di alcuni problemi il concerto non ebbe luogo la notte della domenica, ma, su richiesta del musicista, circa alle 9 della mattina del 18 agosto 1969; la folla che aveva invaso la Yasgur’s Farm durante il fine settimana si era quasi del tutto dileguata ed era composta ormai da poche decine di migliaia di persone, forse 30 mila, ossia meno di un decimo del pubblico del festival.
A quel punto Jimi era indeciso se suonare o no, tuttavia alla fine arrivò il momento in cui Chip Monck[2] introdusse (erroneamente) la Jimi Hendrix Experience al pubblico rimasto, dando il via a un’esibizione sicuramente non sfavillante, ma divenuta storica.
Hendrix presentò così la Band of Gypsys o i Gypsy Sun & Rainbows nel mezzo della prima canzone:
I see that we meet again hmmm. Yeah well, well, well. Dig, Dig, I'd like to get something strait, we ummm we got tired of the experience, and every once in a while we're blowing our minds too much, so we decided to change everything around. And a call it Gypsy Sun and Rianbows for short nothin' but a band of gypsies[...]
Jimi Hendrix spiega la fine degli Experience e la nascita della nuova formazione - Woodstock, 18 Agosto 1969
Vedo che ci si incontra di nuovo, hmmm. Yeah, bene, bene, bene. Chiariamo subito che, ummm, ci siamo stancati degli Experience, non ne potevamo più a volte, così abbiamo deciso di cambiare tutto. Adesso ci chiamiamo Gyspy Sun And Rainbows, nulla di più che una band di zingari[...]
Jimi Hendrix The Star-Spangled Banner (American Anthem) Live at Woodstock 1969
Canzoni di Jimi Hendrix a Woodstock:
Message to Love, Hear My Train Comin’ (Gettin’ my heart back together again), Spanish Castle Magic, Red House, Mastermind, Lover Man, Foxy Lady, Beginning / Jam Back at the House, Izabella, Gypsy Woman/Aware Of Love, Fire, Voodoo Child (Slight Return), Stepping Stone, Star Spangled Banner/Purple Haze, Woodstock Improvisation, Villanova Junction, Hey Joe
L’encore doveva essere un pezzo all’epoca sconosciuto chiamato Valleys Of Neptune ma Jimi, non convinto di poter eseguire bene quella nuova canzone, preferì alla fine chiudere con Hey Joe, brano che 3 anni prima diede inizio alla sua carriera in terra inglese.
La scaletta completa, a dire il vero messa insieme forse un po’ in fretta, offre alcuni spunti per la narrazione di questo avvenimento: in primo luogo ci fu un’attenzione per il passato e per le composizioni più vecchie per la maggior familiarità dei musicisti e del pubblico con esse (Spanish Castle Magic è una canzone di Axis: Bold As Love e risale dunque al 1967, Fire era sul primo album, Are You Experienced?), ma anche una proposta fatta di inediti piuttosto interessanti dove emerse il virtuosismo alla chitarra di Jimi, in particolare ho sempre adorato la fluidità e il modo in cui l’assolo della Woodstock Improvisation porta gradatamente l’orecchio verso lo strumentale Villanova Junction, ma tutte le ultime canzoni, a partire da Voodoo Child (Slight Return), vero marchio di fabbrica del chitarrismo hendrixiano, erano in qualche modo legate senza soluzione di continuità.
Fu dato spazio a due composizioni di Curtis Mayfield (Gypsy Woman e Aware Of Love), con cui il Nostro collaborò prima di divenire famoso, entrambe cantate da Larry Lee.
Star-Spangled Banner (che sfumò nella storica Purple Haze) infine, è divenuta nel tempo una sorta di firma, non solo per Hendrix, ma per l’immagine stessa del Festival e per la generazione che con Woodstock si identifica: l’inno americano suonato attraverso la Fender Stratocaster e lo stack Marshall, distorto dal Fuzz a pedale, con le note ribattute dall’Echoplex[3] e modulate dal Wha Wha, e alla fine trasfigurato dal feedback in modo da simulare il sibilo di proiettili e la deflagrazione delle bombe, dipingeva ciò che avveniva al di la delle colline e del prato fangoso, oltre l’Oceano, in Vietnam.
Di quell’esibizione durata poco più di un’ora, rimane ovviamente il fascino che portano con se tutti gli avvenimenti più segnanti, anche se non fu priva di sbavature.
I prato della fattoria Yasgur sembrava alla fine un campo di battaglia sul quale rimanevano in piedi gli utlimi irriducibili testimoni del mito. Nell’aria ancora le canzoni, le voci, i suoni e i sibili di una Stratocaster bianca suonata da uno dei più grandi musicisti di sempre.
A concerto finito: le operazioni di pulizia iniziarono alla fine del terzo giorno.
500000 Halos,
Versi di Hendrix - 500.000 Halos
Outshined the mud and history
we washed and drank in God's tears of Joy
And for once, and for Everyone,
the Truth was not a mistery.
Cinquecento mila aureole/eclissarono il fango e la storia/ci lavammo e abbeverammo delle lacrime di gioia di Dio/e per una volta, e per tutti quanti/la Verità non fu un mistero
Alcune letture e link suggeriti:
https://woodstock.fandom.com/wiki/Jimi_Hendrix
Zero: la mia storia - singolare libro biografico su Jimi Hendrix, scritto come fosse lui stesso a narrare in prima persona la sua vita. Edito da Einaudi.
Il sito web ufficiale del festival di Woodstock che si tiene ancora oggi.
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